Guttuso Renato

Sin dall’età giovanile si dedicò alla pittura: comincia col frequentare la bottega di uno dei più famosi decoratori di carretti, quella dei fratelli Ducato; verso la fine degli anni Venti, mentre completa ancora gli studi classici, fa pratica presso le botteghe di Emilio Murdolo e del futurista Pippo Rizzo; e per questa sua passione decide di abbandonare gli studi universitari.
Nel 1931 espone alla I Quadriennale di Roma e l’anno successiva in una collettiva alla Galleria del Milione di Milano; poi si stabilisce definitivamente a Roma nel 1933.

Tra il 1935 ed il 1937 frequenta i giovani artisti milanesi Manzù, Birolli, Sassu e Persico, Pagano, Banfi, Fontana, Raffaellino De Grada, Joppolo, e si matura la sua coscienza politica antifascista: scriveva in questi giorni che “dipingere bottiglie o fare poesia ermetica era di per sé una protesta”.
Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale e nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1938 realizza il suo primo dipinto epico- popolare, La fuga dall’Etna, e tiene una personale alla Galleria della Cometa. Nel 1942 al Premio Bergamo, ottiene il secondo premio con la Crocifissione: un’occasione per prendere una chaiara posizione rispetto ai disastri provocati dal Regime.
In questa fase della sua produzione, Guttuso si lascia sedurre dalle scattanti figurazioni del Picasso post-cubista, ma al conetmpo accentua la sua attenzione – spesso polemica – verso le questioni sociali: proprio questa sua inclinazione svolgerà un ruolo di traino nell’evoluzione “in senso realista” della pittura italiana.
In questi anni nasceranno le amicizie con Alberto Moravia, Antonello Trombadori e Mario Alicata che avranno un ruolo determinante nella sua adesione al partito comunista, nel quale si iscriverà nel 1940.
Negli anni di guerra, accanto ad Antonello Trombadori e ad altri esponenti del Partito Comunista, partecipa attivamente alla Resistenza: comincia la serie dei Massacri  che poi saranno raccolti nel libro “Gott mit uns”.
Nel 1947 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti: è la volta della polemica contro le tendenze “formaliste” di molta arte astratta. Fortemente schierato ideologicamente, Guttuso non abbracciò mai il realismo socialista di stampo russo, ma seppe mediare e filtrare l’ideologia attraverso la sua sensibilità mediterranea e la sua fiera libertà intellettuale.Guttuso non tradirà mai la sua personale “campagna di idee”, che raggiungerà l’acme con “I funerali di Togliatti”, opera manifesto dell’antifascismo.
Dal 1953 trascorre lunghi soggiorni estivi a Velate, in provincia di Varese, dove trovarono ispirazione molti suoi quadri: per la terza cappella del sacro Monte dipingerà nel 1983 La Fuga in Egitto. Comincia una lunga serie di mostre nelle più prestigiose gallerie europee. Nel 1985 viene consacrato pittore di fama internazionale dalle mostre di Palazzo Reale a Milano e di Palazzo Comitini a Palermo.

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